Draghi è bravo, la politica italiana molto, ma molto meno

 

Mario Draghi


Come interpretare il gran bel discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini? Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Renato Vittadini ha rilanciato subito dopo: “Abbiamo un Ronaldo, facciamolo giocare!”

In realtà, In Italia, da alcuni anni, esiste un serio problema: i partiti, in relazione alla rappresentanza. La maggior parte della classe dirigente virtuosa si mantiene lontana dalla politica. I partiti rappresentano sistemi d’interesse molto circoscritti, con scarsa visione strategica, bassa competenza e professionalità molto residuali.

Gli ultimi anni ne sono la prova provata. Moralismo, giustizialismo, ipocrisia, improvvisazione, circo mediatico, personalismi, assenza di autorevolezza. E potrei continuare.

Il governo Conte si regge su un insieme di debolezze e su un equilibrio precario. L’opposizione di Salvini e Meloni manca di una chiave di lettura della crisi che viviamo, compresa la vicenda Covid 19. Resta molto umorale e radicale. La Meloni ha addirittura criticato Draghi. Quasi per neutralizzare i possibili effetti politici del discorso dell’ex governatore di Banca d’Italia. Comunque, nella conversione dei Dpcm di questi mesi, dove lo sperpero di risorse pubbliche è stato esponenziale, quando Draghi parla di “debito cattivo” si riferisce a questo, l’opposizione ha rilanciato bonus contro bonus, senza indicare una strada che non fosse altrettanto corta e assistenziale. “Il debito buono” si muove invece su investimenti produttivi, su scuola e formazione, su un’ innovazione strutturale e sistemica. Anche la storia di questi poveri diavoli degli immigrati. Continuare a caricare la vicenda per motivi propagandistici è davvero fuori contesto. Un paese serio non si divide su questo. Affronta il tema, in un contesto europeo, con fermezza e responsabilità. E’ una questione epocale. Non si risolve con la pancia e neppure con un eccesso di buonismo.

Il Pd si è aggrappato ai Cinque Stelle perché ne ha colto le debolezze. I Cinque Stelle hanno assaporato le tinte calde e sensuali del potere. Il suo fascino irrinunciabile. Così, la sinistra, pur essendo minoranza, è potuto tornare nella stanza dei bottoni. La chimica è in due debolezze che si attraggono per sopravvivere. La terza è quella di Renzi, ormai inconsistente. Il risultato è il governo Conte. Grottesco quanto basta, dannoso e perfettamente inutile agli interessi degli italiani.

Ma il problema è proprio questo. Gli interessi del paese non coincidono con quelli dei partiti. La casta si auto alimenta. La tendenza è nella limitazione degli spazi dell’esercizio democratico. Emerge la tentazione di costruire un modello sociale debole, dipendente dalla spesa pubblica, privo di stimoli esterni e di costruzione di una ricchezza privata che faccia da volano allo sviluppo. Che indichi una strada. Che guardi al futuro.

Draghi spaventa questi caporali di giornata al potere. Ecco perché tutti diranno che è bravissimo, ma nessuno gli darà agibilità politica. Neppure per il Quirinale, dove molti mediocri, soprattutto del Pd, si stanno preparando alla solita partita a scacchi fatta di visibilità comprata e continui tranelli, in puro stile vecchia politica.

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