Il presidente Bardi non è solo, il centro destra non è il vecchio potere. La dirigenza regionale va riformata

 

Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, durante una manifestazione pubblica prima della pandemia 


 Una risposta garbata al mio amico, Rocco Rosa

 

Proverò con garbo ad aprire un confronto e, se possibile, una discussione con il mio amico di antica data Rocco Rosa. Lo farò a partire dal suo ultimo articolo su “Talenti Lucani” ispirato dalla presunta solitudine del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi oltre che dalla, sempre a suo giudizio, mancata valorizzazione della funzione dirigenziale nel massimo ente territoriale lucano.

Se il centro destra ha una colpa è nella sua natura garibaldina. Mi scuso per la contraddizione storica e culturale che quest’esempio un po’ maldestro porta con se. Ma la comparazione mi è particolarmente speculare al ragionamento.

Parlo di una sorta di Dna originale che non  ha consentito al centro destra di selezionare una classe dirigente “politicamente corretta”, già formata e gerarchicamente ordinata. Conosciamo la vulgata, nel giudizio di non pochi osservatori, "l’alleanza è arrivata impreparata all’appuntamento con il potere regionale". Questa è  la critica principale che viene mossa al centro destra dall’establishment sia politico che sociale della Basilicata.

Non credo che questa sia in assoluto una colpa.

Non so neppure se sia un merito. Ma, tutti noi, dobbiamo prendere atto di quanto sia stato robusto e impermeabile il potere, anche clientelare, precedente. Di quanto il modello dell’assistenza dipendenza abbia corroso i gangli vitali delle corrette relazioni democratiche. Di come i fenomeni dello scarso sviluppo, della sottoccupazione, della de antropizzazione e del saldo negativo demografico abbiano danneggiato per decenni la nostra regione. Di quanto irrilevante sia stato l’utilizzo delle risorse finanziarie aggiuntive, che, per altro, non sono state poche, dalle royalty ai fondi strutturali.




La prima domanda che pongo all’amico Rosa è questa: “quanta responsabilità ha avuto la dirigenza regionale in tutto questo progressivo decadimento? Quanta autonomia ha mostrato dal vecchio potere politico? Si è costruita la dirigenza regionale, negli ultimi dieci anni, una propria credibilità in funzione degli interessi generali e del buon nome dell’amministrazione?

La risposta, naturalmente, non è univoca. Ci sono state e ci sono alcune eccezioni feconde. Ma non bastano a tracciare una linea di tendenza positiva.

Oggi, davanti alla crisi, dolorosamente sanitaria, soprattutto socio economica ci serve ancora una visione burocratica e amministrativista della Regione Basilicata? Davvero, caro Rocco, dobbiamo chiuderci a riccio entro i confini statici delle piante organiche e del carrierismo acritico? Non ci è utile piuttosto una visione aperta, un salto di qualità manageriale, un cambio di pensiero e di opportunità che produca freschezza di idee e di relazioni? Possiamo uscire dalle vecchie logiche, come, per esempio, dall’amministrazione controllata che la Svimez fa da decenni della programmazione economica al Sud, e recuperare in autonomia?

Chiudo con la solitudine presunta del presidente Bardi.

Per quanto io abbia imparato a conoscere l’uomo Bardi, posso affermare convintamente che non è una persona chiusa nelle sue idee. Si aspettava che l’Ente fosse più collaborativo e reattivo. Ha trovato una struttura spesso incapace di rispondere alle sollecitazioni. Con scarse professionalità di alto livello. Una pancia di nostri ex collegi, caro Rocco, di gente volenterosa, disponibile, ma priva di quelle competenze che oggi sono indispensabili a produrre cambiamento. Un esercito di impiegati di media caratura. Anche in questo caso conosco personalmente non poche eccezioni. Molti però sono demotivati da anni di sopraffazioni, di negazione di diritti, di assenza di osservazione oggettiva della realtà e del merito. Anche in questo caso molta della vecchia dirigenza è stata solo un tappo.

Una chiosa sulla politica. Mi rivolgo ai “garibaldini”… E’ giunta l’ora di trasformarsi in un esercito regolare. Di recuperare disciplina, senso compiuto delle istituzioni. Di assecondare il Presidente Bardi nelle scelte di fondo. Di evitare fughe in avanti. Egoismi di parte. Bisogna fare squadra. Ora o mai più!

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