Gli errori del governo Conte. Le pezze che sta mettendo Draghi. I ritardi con l’Europa sul Recovery. L’esempio paradossale del Superbonus del 110 per cento che, nei mesi scorsi, è finito nel Next Generatiom Eu
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Il premier italiano, prof Mario Draghi |
L’Italia è in ritardo sul piano per accedere ai 209 miliardi del Next Generation Eu. Sono i buchi ereditati dal Conte 2 sui quali il governo di Mario Draghi sta lavorando. Con grande solerzia, visto che se l' Italia vorrà incassare la prima tranche dei finanziamenti europei in estate, il nostro Recovery andrà reso noto formalmente a Bruxelles ad aprile.
Ma «rinforzare il piano italiano nei tempi previsti non è una passeggiata», spiegava qualche giorno fa il commissario europeo all' Economia, Paolo Gentiloni. E lo dimostra un documento riservato di 10 pagine – che il quotidiano Repubblica ha visionato e reso pubblico - recapitato la scorsa settimana al governo dalla Commissione Ue.
Non a caso la "prima valutazione" delle bozze spedite da Roma, in attesa della notifica formale, verte sul capitolo delle migliorie strutturali agli immobili. Due le direttrici indicate dall' Italia: una vasta operazione sul patrimonio pubblico (scuole, edilizia residenziale, comuni e cittadelle giudiziarie) e una che guarda al privato e si concretizza nel Superbonus del 110% per i lavori di efficientamento energetico e anti-sismici. In generale, per Bruxelles le intenzioni tricolori sul "green" vanno «nella giusta direzione», anche se poi – ci dice Repubblica – “sono pagine e pagine di richieste di informazioni e di buchi da riempire.
«Per la maggior parte degli investimenti proposti mancano informazioni chiave sui risparmi energetici previsti», è la prima critica di Bruxelles. Che assomiglia a una bocciatura visto che l'obiettivo della Ue è proprio migliorare l' efficienza energetica. Proverò a spiegarmi con un esempio semplice. Bruxelles ci da dei soldi che noi Italia diciamo genericamente di voler utilizzare per il green. Ma l’Europa vuole che i progetti producano un risparmio economico e riducano l’impatto ambientale. Meno consumo di gas e petrolio o suoi derivati. Una minore bolletta energetica complessiva, l’installazione di materiali innovativi a basso costo e capaci di ridurre i consumi di energia. Una riduzione della spesa pubblica sui costi della Pubblica Amministrazione. Proprio su questo punto la Ue è chiarissima: «agli investimenti non sono state associate specifiche riforme nei settori dell' efficienza energetica». In particolare, l' Italia non ha messo nero su bianco cosa intenda fare per migliorare «l' ambiente economico e il funzionamento della pubblica amministrazione ».
Un ambito strategico visto che «la scarsa capacità dell' amministrazione, specialmente a livello locale, è tra le maggiori sfide per l' attuazione dei progetti di investimenti». Ciò a dire, non solo l'Italia intende spendere i soldi senza fare le riforme, ma se non riforma la burocrazia non riuscirà nemmeno a spendere in tempo utile i fondi del Recovery.
L’Europa vuole capire se «il piano (questa parte del Recovery) combina il Superbonus con strumenti finanziari». Altrimenti, se non fosse virtuoso e raffinato, non avrebbe senso tenerlo dentro un meccanismo così innovativo di sostegno e di implementazione di lavoro e capitali come Next Generation Eu.
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Conte e Draghi, due stili a confronto |
Severa anche la critica sulla dotazione finanziaria: Bruxelles spalma i 21,2 miliardi di risorse dedicate per due anni sull' obiettivo di efficientare edifici per 3 milioni di metri quadri l' anno. Ne conclude che 3.500 euro al metro quadro sono probabilmente un po' troppi, a maggior ragione se rapportati ai 245 euro che si deducono dalla stima dei costi per gli interventi sugli edifici pubblici. Parliamoci chiaro. Con gli stessi soldi si potrebbe buttare a terra e ricostruire edifici moderni ed ecosostenibili.
Altro
aspetto da chiarire: le spese sono indicate per il 2022-2023, ma essendo l'
agevolazione fiscale spalmata su cinque anni, i suoi effetti si dovrebbero
sentire sul bilancio pubblico fino al 2026. Come dire che il governo precedente
non ha saputo stimare il costo complessivo sul tempo di attuazione della
misura. Si è tenuto largo, come si trattasse di un preventivo qualunque e non
di una misura complessa al’interno di indicatori dati e risultati preventivati,
cioè stabiliti all’inizio come traguardo di ripresa e ritorno in direzione di
un investimento virtuoso capace di produrre un incremento sostenibile, tale da valorizzare il capitale investito.
Ricordiamo
che il Sperbonus è stato gestito direttamente da Palazzo Chgi, come tutta la
partita del Recovery che, oggi, invece, vede Draghi, al contrario di Conte,
solo indirizzare gli obiettivi che poi vengono selezionati e stabiliti nei
progetti specifici al Mef, con il contributo dei ministri politici, Giorgetti e
Orlando.
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