"MY GENERATION, alle scaturigini del desiderio" di Donato A. Loscalzo

 

"L'Eros" di Bruno Cattanei da Bruno Cattanei Gallery


 Lo avevo letto a ottobre. Ne ero stato assorbito e piacevolmente catturato. Avevo deciso di scrivere subito qualcosa: impressioni nell’affollarsi di emozioni. Succede, però, che agli amici si riserva il comportamento peggiore e si rimanda il tributo dovuto. Gianfranco Blasi è un amico, una persona gradevolissima, e perdona il ritardo. Già vedo che sorride, o ride, perché è fatto così.

L’opera che ha scritto, premiata e lodata più di una volta, si intitola My Generation ed è un susseguirsi di storie brevi che hanno come comune denominatore l’amore e le canzoni. Un binomio vincente e convincente.

Attraversa tutti i mesi dell’anno, a iniziare da marzo, quando, per gli antichi, la primavera apriva le danze di quello nuovo. Un amore per ogni mese, per ogni canzone, per ogni ricordo. Un amore per ciascuno. Un’epifania dell’eros che squarcia le nebbie dell’immaginazione o del ricordo.

E l’autore risale fino alle scaturigini del desiderio, oppure alla sua soluzione, quasi che l’inizio e la fine coincidano, s’inseguano ciclicamente in una sorta di uroboro. Dalle canzoni – le cosiddette “canzonette” che hanno segnato la nostra formazione – trae la tecnica di racconto veloce: fotogrammi che precipitano intensi, atmosfere che gradualmente si riscaldano, si surriscaldano, seguendo la linea del cuore e delle sue evoluzioni.


Il prof Donato Loscalzo, durante una lectio del 2019 a Potenza sull'Infinito di Leopardi. Con Annamaria Molinari


Sono personaggi che si fanno amare nella loro cruda miseria o nel solitario riflettersi, che però sanno aprirsi al desiderio, assecondarlo, sentirne l’imperiosa potenza. Sono immagini plastiche e icastiche, che a volte strappano un riso effimero, altre volte inducono alla pace del cuore.

Sono talvolta paesaggi urbani, definiti nella loro unicità da pochi, ma espressivi, tratti, talvolta paesaggi remoti, di provincia, dove l’amore trova sempre una crepa attraverso cui insinuarsi. E le canzoni (soprattutto Battisti che incarna lo stile di un’intera generazione) ne segnano il ritmo e l’arresto, la precoce accelerazione o il ritrarsi di fronte alla paura. Non si smetterebbe mai di leggere quest’alternanza di prosa e poesia che ricorda la Vita Nova: ciascuna pagina è un frammento di noi, della nostra vita e delle nostre attese. Quando ci si congeda da questi racconti, rimane la sensazione di aver trovato un referente per le nostre questioni più intime o per la nostalgia dell’amore, che, nel tempo, diventa sempre più grande. Vorremmo sapere che Gianfranco c’è e che potremmo chiamarlo quando siamo sopraffatti dai sentimenti e dalle solitudini. Ma basta rileggersi queste pagine per aprirci al mondo e alla libertà che solo l’amore e i suoi dolori ci sanno donare.

 

Donato Antonio Loscalzo

 


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