Il volo di una ragazza a Potenza, il vuoto e la solitudine fra No Vax, No Green Pass e pensiero dominante

 



 

Per comprendere quello che sta accadendo in Italia in queste ore fra Green Pass, No Vax e altre forme di indifferenza, ribellismo e apatia sociale, basta buttare un occhio ai romanzi dello scrittore americano George Pelecanos. C’è un buco nero nelle società occidentali, sconosciuto al mainstream culturale, al pensiero dominante di oggi. Il problema non è semplicemente legato, come dice Giampiero Mughini, onnipresente commentatore televisivo, al fatto “che questa gente non è capace di comprendere che due più due fa quattro”. Troppo sprezzante questo giudizio. Alza barricate e divide. Ancora più stupido definirli “fascisti”, trattandosi di persone impegnate a sopravvivere più che a ragionare di affabulanti e per altro antiche categorie culturali e politiche.

George Pelecanos prima di raggiungere la fama con i suoi ventuno romanzi premiati in tutto il mondo (in questi giorni ho sul comodino “Martin Shot e altri racconti”), ha fatto molti mestieri: dal lavapiatti al barista. Lui è di origine greca. E’ stato commesso per scarpe da donna e da uomo e cuoco. La sua comprensione per la vita di strada, per la gente delle periferie, per i ghetti degli alcolisti e dei drogati come per gli anziani soli e per l’infelicità dilagante nei quartieri dormitorio è straordinaria. Esiste un mondo che non esce quasi più di casa. Che non si cura bene, che mangia male, che si impala decine di ore davanti la televisione, dove vive le vite dei grandi fratelli, di presunti Vip, che lavora svogliata quando un lavoro ce l’ha. In quel mondo cova ignoranza, indifferenza, sfiducia, violenza, rancore, gelosia sociale.

D’altronde anche il Campiello quest’anno ha premiato un libro italiano che viaggia nella esplorazione di questi mondi nascosti. Onorato io per primo nell’aver fatto parte della giuria e di aver votato per “L’acqua del lago non è mai dolce”. Un libro drammaticamente bello. Giulia Caminito ha raccontato il nostro tempo con una forza narrativa, una scrittura carica di emozione e passione che mi ha folgorato. Una società spezzata, quasi polverizzata, dove la scala sociale è priva di valori e di opportunità. La protagonista di questa storia è sola. In un mondo incapace di produrre visioni plurali. Manca la comunità. L’umanità non coglie i bisogni, le aspettative, i desideri delle singole donne e degli uomini. Privi di senso comune ci si rifugia in un io bastardo, testardo, persino inutile. Ogni codice di riscatto si infrange nei flutti corrotti della modernità. Amicizia, amore, famiglia, luoghi, lo stare insieme si sviliscono e diluiscono in egoismi incolti, impuri, maledetti. Persino la rabbia non riesce ad abbattere i luoghi comuni. la politica, come processo di cambiamento, appare sconfitta. Non resta, alla protagonista, che il lago, come specchio dell’anima, come custode dei segreti, come nascondiglio di genesi spirituale. Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate.  Un antico cratere, ora pieno d'acqua: il lago. Un presepe nascosto, forse inesistente, sperato e sognato in fondo alla nostra coscienza. Un istinto letterario, quello della Caminito, che sorprende e rende partecipe emotivamente il lettore nonostante un’idea di vuoto che inquieta.

La sinistra occidentale è troppo presa dai così detti diritti civili, ne parlo senza perdere di vista il rispetto per idee, donne e uomini che ne sono coinvolti, ma si tratta comunque di diritti che non sono per questa fascia sociale ai margini. Quei diritti, quelli di cui si scrive sui giornali del mainstream, sono per una élite, ben espressi nell'ultimo patinato e romantico film di 007. Il popolo dei reietti è stato attratto parzialmente, solo parzialmente, dai partiti populisti, da Trump in America, da Podemos in Spagna, dalla Le Pen in Francia,  dai Cinque Stelle e dalla Meloni in Italia. E’ un popolo che a partecipare non ci pensa più. E’ depresso, lontano dalla vita attiva. Semplicemente non c’è, dissente senza averne la forza.




Dispiace che persino il Papa dei cattolici abbia virato verso una costruzione pastorale più vicina al pensiero dominante, che abbia smesso di comprendere questo differenziale sociale. Le sue periferie sud americane sono un mito sociologico degli anni ’70, più vicine a Che Guevara che  alla scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani. Il venti per cento della popolazione è ormai ai margini, non partecipa, non spera, non ci crede più. In questa sacca di umanità ci sono centinaia di migliaia di italiani che non si sono vaccinati, che vivono, si fa per dire, fianco a fianco, con altre comunità etnciche, in una somma di difficoltà che si contaminano fra loro e che sono divenute micro delinquenza, abbandono scolastico, spaccio, ordinaria depressione, follia.

So già che questo mio ragionamento apparrà ai benpensanti eccessivo. Molti non vogliono girare la testa da questa parte, verso i quartieri dormitorio, le mansarde affittate a poco, i Cep, i Bucaletto e i Serpentone delle nostre città. Poi, magari, quando una ragazza cade da un balcone ci chiediamo come sia stato possibile. Si cerca un motivo per non fermarsi a pensare, a cercare un senso. Forse però, esattamente come canta Vasco, un senso proprio non c’è:

Voglio trovare un senso a questa sera

anche se questa sera un senso non ce l′ha

voglio trovare un senso a questa vita

anche se questa vita un senso non ce l'ha …

 

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