“Il bacio mai dato” (Tela di Roberto Ferri)



… Noi due insieme

già distanti

io Durante per tutti Dante

Tu Bice per tutti

per me Beatrice

 

di Gianfranco Blasi

 

Beatrice e Bice, tra realtà e fantasia

 

Molto si è discusso e ipotizzato sull’identità di Beatrice, ma anche e perfino sulla sua stessa esistenza, messa in dubbio da più di qualcuno. Quel che sembra accertato è che Beatrice fosse un nome di fantasia, simile a quello reale ma creato ad arte, per indicare una donna la cui purezza non aveva eguali … almeno per il Poeta.

Quanto alla sua identità, già il Boccaccio la individua in Bice Portinari, la figlia del banchiere Folco, priore di Firenze nel 1280. All’età di 9 anni – numero cui Dante attribuisce un alto valore simbolico – i due s’incontrano per la prima volta e sembra che già il piccolo Dante ne fosse rimasto turbato. Dovranno passarne altri 9 perché i due si rivedano, e allora per Dante sarà proprio amore folle. Un amore che lo turba e gli fa scrivere i primi sonetti amorosi che scambia con altri poeti fiorentini. Alcuni dei quali si prendono anche gioco di lui e della sua infatuazione.

Non si sa di preciso quante parole si siano scambiati nel corso della vita, perché va bene che Dante ama Beatrice, ma non è che allora si poteva andare da una e provarci così, come se nulla fosse …

La donna “schermo”

L’amore di Dante per Beatrice, poi, nasce da subito sotto una cattiva stella. Il Poeta fa un sogno, anzi, un incubo, in cui vede un uomo che porta in braccio la sua amata avvolta in un drappo sporco di sangue e le dà da mangiare un cuore ardente; poi, rivolgendosi a lui, gli dice: “Vede cor tuum”. E infatti l’anno successivo Beatrice – pardon, Bice – viene data in sposa a Simone de’ Bardi, rampollo di un’altra importante famiglia fiorentina di banchieri. Per il nostro non dev’essere stato un bel quarto d’ora…

Comunque a Dante basta anche solo rivederla per sentirsi vivo, e per farlo va spesso in chiesa, dove si recavano le donne di buona famiglia. Qui, per paura che la gente si accorga della sua passione e che questo possa in qualche modo nuocere alla sua amata, inizia a rivolgere le sue attenzioni a … un’altra, una donna schermo. E questo che effetto pensiate che abbia? Forse molti di voi avranno la risposta giusta, ma allora non si era scafati come oggi, perciò Dante non immagina che questo suo comportamento farà talmente irritare Beatrice che gli toglierà addirittura il saluto.

 

La donna “angelicata”

Con il tempo l’amore cambia. Accade a tutti e accade pure a Dante, che già era innamorato più che di una donna, dell’idea che di questa aveva, dal momento che ci avrà parlato sì e no tre volte in tutta la vita.

Così Dante si scopre innamorato non più di una Bice o Beatrice terrena, ma di una creatura soprannaturale, un angelo mandatogli da Dio che lui canta ed esalta attribuendole qualità e doti che non sono proprie di una donna reale … per lo meno non tutte concentrate in una sola! È così che nasce la figura della donna angelicata, che ha il potere con la sua essenza e la sua natura di mutare il cuore dell’uomo, di farlo volgere all’amore e a tutti i migliori sentimenti che è capace di provare.

Non si tratta più, quindi, neppure di attrazione fisica, ma l’amore per una donna angelicata diventa per l’uomo qualcosa di spirituale, uno strumento per avvicinarsi al sacro, al sommo bene, a Dio. Dante fa questo salto di qualità molto presto, non solo quando capisce di averla perduta perché diventata moglie di un altro, ma poiché ella muore prematuramente, a soli 24 anni, confermando quanto lui crede e trasformandosi ai suoi occhi per davvero in un angelo.

Dante Alighieri e Beatrice: l’amor cortese

Perché parlare così a lungo dell’amore tra Dante Alighieri e Beatrice? Perché i poeti hanno il dono di universalizzare le proprie esperienze, ma dal momento che ci troviamo davanti al Sommo, di Poeta, lui fa di più: con la donna angelo rivoluziona addirittura la letteratura sua contemporanea.

Sarà la donna angelo, infatti, la protagonista della nuova corrente del dolce stil novo, in cui si verseggia e si scrive in quella lingua fino ad allora definita “volgare”, ma solo per distinguerla dal latino. La lingua parlata può dunque diventare alta, elevata, e così sarà anche se questo scandalizzerà non pochi. È un passo in più rispetto alla poesia cortese allora in voga: lì la donna era una creatura simile a un angelo, ma sempre creatura terrena restava, inoltre ci si focalizzava sulla sua bellezza esteriore. D’ora in poi, invece, la donna sarà un vero e proprio angelo sceso dal cielo, con tutte le virtù interiori a corredo … Capito adesso qual è la differenza?

Peccato che quel periodo sia durato così poco …

 

 

 

 

 

Se Beatrice

(di Gianfranco Blasi)

 

Nello stesso sesto di Porta San Pietro

nel  popolo di Santa Margherita

a due

di passi

da San Martino del Vescovo

abbassavo gli occhi

innanzi al Portinari.

Non v’era giorno

ch’ io

volessi incontrarlo

eppure sempre si parava avanti a me

che non desideravo

incrociar, giammai, i suoi occhi

per consentirgli di capire

e capire

non gli sarebbe stato impossibile

poscia che

nei miei di occhi

splendea la luce

chiara

di sua figlia

Beatrice.

 

Io bambino

fra bambini tutti maschi

lei bambina

fra bambine tutte femmine.

Io innamorato

prima ancor di posarvi gli occhi

sopra agli occhi

fra  rose di maggio e primule

ancora in fiore.

Primavera

si fece Firenze

e gli anni di lei

erano i miei

eppure

insieme mai

da allora fummo.

Indimenticato

lontano

tenero

amore mio.

 

 

Le sue stagioni

erano otto

le mie, nove

lunghe

come una fitta al cuore

corte, come un lampo

un raggio di sole

un crampo allo stomaco

un ribollir di carne e sangue

rosso, uguale il suo vestito

folgorato

come san Paolo

mi ritrovai giù da cavallo

a rantolar per terra il mio dolore

già la sapevo

perduto

lontano

tenero

amore mio.

 

C’è chi dubita

che t’abbia vista

o rivista ancor

che gli anni passavano

e non sfioriva il tuo ricordo

allora

bambina fra bambine

e poi

giovane fra gli amici

quasi fosse importante

a raccontar le mie pene

a disegnare il tuo cuore

fra siepi e vie

d’una città

che mai m’avrebbe accolto

che mai diletta

mi sarebbe appartenuta.

In verità ti vidi davvero

m’innamorai fin dentro le viscere

e se usai un racconto

di Vita Nuova

e perché tante volte

t’ho sognata, ho sognato

esule e lontano

solo

la vita nuova

con te

mia Beatrice.

 

Calendimaggio

come quando

dopo un po’

e ancor prima che finisse

nacqui

dentro quella festa

che allungava i giorni.

Amatissima ricordanza

di primavera.

Fu in quel dì

nell’ora massima

dell’oblio

che ti vidi

finestra di bella stagione

davanti casa tua

fra madri festanti da sole

e uomini soli

festanti fra loro

noi due insieme

già distanti

io Durante per tutti Dante

Tu Bice per tutti

per me

Beatrice.

D’allora innanzi

dico

che solo l’Amor sognante

sognoreggiò

la mia anima.

Vi prego, astanti

di non cercar coi vostri occhi

nel vostro tempo

il senso

che senso non ce n’è

fra le vostre nebbie

e i miei turbamenti

la mia è latenza

allorquando i tamburi

cominciano il rullo

al turbinio delle emozioni

che solo un fanciullo

mi è fratello d’amor

ingenuo, perfetto.

 

Ne la tua morte

che natura borsaiola

mai consolò

ha portato via

da me

quelle immagini d’un tempo

quel vestito rosso

ad inseguir la vita fragile

e i fuggevoli sguardi

che il ricordo

per sempre

alla mia memoria

volendo

o non volendo

fissò

come un timbro di re

si fissa

sulla storia.

La mia follia

è questo amore

la mia certezza

sei tu, Beatrice

a te canto

per sempre, canto

non ad altre

che pure

in diverso modo

ho chiamato amore.

Non sono servite le parole

ti ho perduta senza trovarti

ti ho trovata senza cercarti

ti ho cercata altrove

e ti ho donato quello che potevo.

Una sola volta

un solo cenno adulto

un fugace frammento di saluto

beatitudine celeste

ti ho sognata di notte

e sono qui a chieder perdono

di quel sogno maschio

che mi provocò

a scriver sonetti

a scoprir poeta

a trovar consolazione

nel gioco delle parole

nel ritmo incessante

di due passioni, due pulsioni

poetare e amare

amare e poetare

a ciascun alma presa.

 

Ed è per questo

e non per altro ancora

che il paradiso mio sei tu

e che il Paradiso nostro

sei tu, ancora e ancora

compagna di viaggio

di vita

e di sogno e di poesia

senza un abbraccio

la donna mia che io vidi far più bella .

 

 

Ecco

vengo ora ad amarti

più di quanto non l’abbia mai creduto

inginocchiato innanzi al tuo bagliore.

Se solo una parola, sillaba, inflessione di voce

si lasciasse coglier nel senso dei desideri miei

non tarderebbe a giunger l’eco della gioia

presto s’alzerebbe in coro il canto di canzoni nuove

e non mi stancherei d’aspettare il cenno del tuo capo

per scegliere la mia direzione.

Di lì partirei sicuro, mai più errante per le vie

di abbandonate solitudini.

 

 

Commenti

  1. Quel che mi stupisce di te è il tuo senso di dubbio e di ricerca che ti risolleva sempre da una precaria angoscia: essere o non essere questo è il problema ... è l' amore che trionfa e salva tutto e sempre.
    Nella realtà dei tuoi bei versi e nel tuo stesso vivere. Non esiste tragedia in amore ma un colorato e profumato sentimento che avvolge tutto.
    Ti abbraccio amico mio.

    Alberto Barra

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