Scuole, adesso la domanda è d'obbligo: perché le abbiamo chiuse?
di Mila Spicola Insegnante, pedagogista e scrittrice
La colpa è mia, sono stata tra le prime,
osservando i miracoli della ministra all’Istruzione, a desiderare che un
Commissario la affiancasse. Ma Dio li fa e poi li accoppia, alla fine il
Commissario è arrivato nella persona di Arcuri. Nulla di personale su entrambi,
le critiche sono tutte sulla pessima gestione a cui abbiamo assistito.
Personalmente, visti gli affanni di viale
Trastevere, auspicavo un Commissario che gestisse tre temi: la digitalizzazione
della Scuola (connessione, fornitura device su tutti), la fornitura dei
dispositivi di sicurezza (mascherine, rilevatori di temperatura per edifici
pubblici, come quelli che vediamo già in ogni altro edificio pubblico) e
l’istallazione di impianti di climatizzazione/ventilazione forzata
autosanificante, questi ultimi utili non solo in tempo di emergenza da
pandemia, ma anche dopo. Avrebbero permesso una qualità ambientale costante dei
luoghi in cui passano la maggior parte delle loro giornate 9 milioni di
italiani e italiane e avrebbero finalmente reso possibile l’utilizzo di quegli
edifici anche in estate per attività estive, richieste dalle famiglie sia a
fini didattici che più in generale educative (sport, corsi, teatro, attività
col digitale e via dicendo). I fondi ci sono e se si partiva quando lo scrissi
oggi eravamo già in tutt’altra situazione.
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La ministra Azzolina |
Alla ministra sarebbe rimasto da fare quel
che dovrebbe fare: ad esempio monitorare e studiare quanto è avvenuto, valutare
la Dad, capire cosa è mancato non solo riguardo i dispositivi, ma in merito
alla didattica, e altro ancora. Iniziare insomma un discorso CON la Scuola e
non SULLA Scuola, per riflettere sulle domande, sulle possibilità, sulle
direzioni possibili dettate dai mesi di lockdown: quale didattica, quali
docenti, quale organizzazione, quale visione. Come innestare una spinta
innovatrice, pedagogico e didattica, insieme agli operatori della conoscenza,
prima ingozzarli di strumentazioni innovative, che fossero tablet o banchi con
rotelle poco cambia. Nulla di tutto questo.
Venne Arcuri, venne il bando monstre sui
banchi monoposto (tradizionali o su rotelle, sorvoliamo) su cui tanto s’è detto
e scritto. I banchi monoposto derivano dalla necessità di mantenere la distanza
statica di un metro dalle rime buccali. Ormai siamo esperti, non ho bisogno di
soffermarmi sulla neolingua.
La distanza statica di un metro
tra le rime boccali diventa in viale Trastevere il moloch principe per
definire tutto il resto: assunzioni, didattica, prevenzione, sicurezza, lavori
di adeguamento nelle scuole, questionari ai dirigenti e ai sindaci, e di ogni e
bisogna.
Espletato a fine luglio, il Bando ha causato
l’accusa di polemici menagramo a quanti azzardavano dire che forse si era in
ritardo, che forse era scritto male, che forse... Zitti tutti, hanno fatto
miracoli. Critiche stucchevoli.
Tutti i “che forse” si sono avverati.
Le ditte hanno risposto, ma le condizioni
del bando sono cambiate in corso d’opera, altre ditte se la son presa, faranno
denuncia, ma la notizia è (vedi che strano) che i banchi non arriveranno a
settembre ad apertura, come promesso, per prevedibile tempistica dovuta alla
commessa enorme. Arriveranno scaglionati, anche a fine ottobre. Forse, pare,
parrebbe.
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Un esempio di banchi con le rotelle |
E dunque? Che si fa? Semplice, si abbatte
il moloch: per i primi tempi si potrà derogare al
distanziamento. Attenzione, attenzione, non è un’esercitazione, stop al
distanziamento, stop al distanziamento. Chi? Cosa? Come? Per i primi tempi. Il
mistero si infittisce alla dichiarazione della ministra: “La deroga non è di
viale Trastevere! E’ del Comitato Tecnico Scientifico! Lo avevano detto già il
7 luglio!” Sentirsi peggio. Ma lo sa la ministra che in tutte le
scuole d’Italia ci sono tecnici comunali, dirigenti scolastici, personale
ausiliario, sindaci che vagano stravolti col metro in mano dalla fine di
luglio? Lo sa. Certo che lo sa. Lo avevano detto già il 7 luglio,
ok. A chi? Un miliardo in banchi e 90 mila docenti in arrivo per rispettare un
obbligo che obbligo non sarebbe. O è per stendere un altro pietoso velo sugli
effetti del padre di tutti i bandi fatti male? Ovvero che non tutti i banchi
verranno consegnati entro il 14 settembre, diversamente alle promesse?
Domanda: se tale deroga, salvo
intese e per i primi tempi è ammessa e se il protocollo di sicurezza
si riduce alla mascherina e alla rilevazione casalinga della temperatura,
perché abbiamo chiuso le scuole? La risposta si presume sia: “perché il
protocollo di sicurezza non può ridursi all’uso della mascherina e alla
rilevazione casalinga della temperatura”. Pare, non è sicuro, forse.
Vedo vagare tra i corridoi scolastici dirigenti che disegnano punti interrogativi nell’aria, non sanno se posare il metro, se lanciarlo dalla finestra, se chiudere tutto e rivediamoci il 1 settembre. A questo punto meglio affidarsi a una professionista. Se miracolo ha da essere, chiamiamo la Madonna.
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Dov'è finita l'innovazione? |
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