Finanziaria: tra potere d’acquisto, ceto medio e salario minimo.

Serve coraggio, non propaganda

 

Giorgia Meloni. E' il momento di scelte coraggiose

Uno dei temi centrali della prossima Legge di Bilancio sarà inevitabilmente quello del potere d’acquisto degli stipendi e del sostegno al cosiddetto ceto medio, mentre le opposizioni continueranno a spingere sulla questione del salario minimo e persino sulla reintroduzione di una forma  di Reddito di cittadinanza più o meno simile alla precedente.
Ma per affrontare con lucidità il dibattito, occorre separare la propaganda dai numeri.

1.    Reddito di cittadinanza: esperienza costosa e fragile

Il reddito di cittadinanza, abolito nel 2023 e sostituito con l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, ha mostrato limiti evidenti.

  • Secondo i dati dell’INPS, il costo complessivo tra il 2019 e il 2022 è stato di oltre 30 miliardi di euro, con una platea che ha superato i 3,7 milioni di beneficiari.
  • L’effetto sull’occupazione è stato modesto: solo 1 percettore su 5 ha trovato un lavoro durante la fruizione del sussidio.
  • Numerose inchieste giudiziarie hanno messo in luce frodi diffuse, spesso facilitate da controlli inizialmente insufficienti.

Si tratta, in sostanza, di uno strumento finanziariamente instabile, la cui spesa è difficile da prevedere a bilancio e potenzialmente in grado di superare i tetti prefissati. È verosimile che il tema torni nel dibattito politico, soprattutto in chiave elettorale: sarà agitato come bandiera identitaria nelle prossime regionali in Calabria e Campania, più per ottenere consenso che per affrontare le fragilità strutturali del mercato del lavoro.


Giuseppe Conte. Il maggior sostenitore del Reddito di Cittadinanza


2.    Salario minimo: un’arma a doppio taglio

Diverso, ma non meno controverso, è il capitolo del salario minimo.

  • La proposta di fissare una soglia a 9 euro l’ora lordi è stata sostenuta da Elly Schlein e da gran parte dell’opposizione.
  • Oggi in Italia oltre il 30% dei contratti collettivi nazionali prevede minimi inferiori a questa soglia; secondo l’OCSE, circa 3 milioni di lavoratori italiani guadagnano meno di 9 euro lordi l’ora.

Ma un salario minimo per legge rischia di indebolire la contrattazione collettiva, che è stata finora il pilastro della regolazione salariale in Italia. Le piccole imprese temono di non poter sostenere i costi aggiuntivi, soprattutto nei settori a bassa produttività, e chiedono maggiore flessibilità.
Dal punto di vista politico, la sinistra punta a creare una soglia di dignità salariale universale, ma i critici avvertono che questo potrebbe appiattire le retribuzioni verso il basso, anziché stimolare la crescita salariale per merito e produttività.


Schlein e Conte puntano su Salario minimo e Reddito di Cittadinanza per vincere le regionali al Sud


3.    Ceto medio e potere d’acquisto: la vera emergenza

Il nodo centrale, però, riguarda il ceto medio, la spina dorsale economica e fiscale del Paese.

  • Secondo l’ISTAT, tra il 2020 e il 2024 i salari reali italiani sono cresciuti solo dello 0,8%, contro una media UE del 4,5%.
  • L’OCSE segnala che, a parità di potere d’acquisto, i salari medi italiani sono più bassi del 10% rispetto al 2008: un unicum tra i grandi Paesi europei.
  • La pressione fiscale resta alta: circa il 43% del PIL, contro il 39% della Spagna e il 41% della Germania.

Un serio intervento nella prossima legge di bilancio dovrebbe quindi puntare a ridurre la pressione fiscale, riallineare gli stipendi pubblici di comparti strategici (Scuola, Sanità, Sicurezza, Pubblico impiego) e favorire il rinnovo dei contratti scaduti, adottando come modello le migliori pratiche europee di parità salariale tra categorie.

4.    Europa, debito e coraggio politico

Il margine d’azione è però limitato dai vincoli di finanza pubblica: il nuovo Patto di Stabilità e Crescita impone all’Italia una riduzione media del debito/PIL di un punto percentuale all’anno.
La stretta monetaria della Banca Centrale Europea, con tassi di interesse ai massimi dal 2008, ha reso più onerosi i mutui e il servizio del debito pubblico, che oggi sfiora il 140% del PIL.

Per questo occorre ripensare la governance economica europea, introducendo strumenti di debito comune per investimenti strategici in difesa, infrastrutture e innovazione, che non gravino sui bilanci nazionali.
È questa la condizione necessaria per creare spazio fiscale e poter attuare una vera politica dei redditi.


La Lagarde (Bce) continua a non voler raffreddare il costo del denaro in Europa


5.    La Finanziaria come occasione

La prossima Finanziaria non può essere solo un esercizio contabile né il terreno di scontro fra opposti slogan. Deve diventare l’occasione per “apparecchiare il tavolo”:

  • ristabilire un patto sociale con il ceto medio,
  • rilanciare i salari senza soffocare le imprese,
  • e riformare il fisco per liberare risorse, dentro e non contro il perimetro europeo.

Serve coraggio politico, non ennesima propaganda.

 

Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti

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