Il crepuscolo dell’Occidente: la sfida delle autocrazie”




“Democrazia fragile, imperi forti: l’Europa tra declino e rinascita”

 

L’Europa attraversa una fase che potremmo definire, con un’immagine spengleriana, di “tramonto della civiltà”. Una necrosi culturale silenziosa erode il tessuto delle democrazie occidentali: non esplosiva, ma corrosiva, frutto di un cinismo diffuso che nasce dall’opulenza e dall’idea che il modello illuminista – con le sue rivoluzioni, le sue dichiarazioni di diritti, la sua promessa di emancipazione – costituisca l’apice definitivo della storia politica. Un’idea che richiama il “fine della storia” di Fukuyama, ma che oggi mostra tutta la sua fragilità.


Oswald Spengler, autore all'inizio del '900 de Il tramonto dell'Occidente


Le democrazie liberali hanno vissuto e vivono della loro stessa contraddizione: fondate sul pluralismo, rischiano di paralizzarsi nella proliferazione senza fine dei conflitti d’interesse. Norberto Bobbio lo aveva intuito: il problema non è la democrazia in sé, ma la sua capacità di governare l’equilibrio tra libertà e uguaglianza, senza dissolversi nell’inefficienza o nel dominio delle oligarchie economiche. La crisi attuale è, in questo senso, un effetto collaterale di un modello che ha perso la capacità di offrire certezze.

La comparazione con i nuovi imperi è inevitabile. La Cina contemporanea non si fonda su ideali universali, ma su una razionalità pragmatica: disciplina, crescita economica, centralizzazione del potere. Non proclama diritti inalienabili, ma produce infrastrutture, accumula capitali, estende reti di influenza. Un modello organizzativo severo, in apparenza meno umano, che però fornisce sicurezza e continuità a cittadini e partner internazionali. In ciò si misura la sfida: mentre l’Occidente difende valori che non sempre riesce a incarnare, altri sistemi politici rinunciano alla maschera dell’universalismo e propongono invece la certezza di un ordine senza compromessi.


Norberto Bobbio, fu molto critico su modelli e costumi occidentali.


La Russia di Vladimir Putin si inserisce in questo quadro come archetipo di un ritorno alla logica imperiale classica. La guerra in Ucraina non è soltanto un conflitto territoriale, ma un attacco al cuore dell’ordine europeo post-illuminista, fondato sul diritto internazionale e sulla cooperazione tra Stati sovrani. Qui la politica torna a coincidere con la forza, in una visione schmittiana dello scontro amico-nemico che l’Occidente aveva illusoriamente creduto di aver superato.

Ma la crisi non è solo esterna. È anche interna all’Europa stessa. La Francia, patria dell’Illuminismo e della Rivoluzione, vive oggi una frattura politica e sociale che mette in discussione il suo ruolo di guida simbolica del continente: tensioni urbane, crisi identitaria, polarizzazione tra élite e periferie, tra laicismo repubblicano e rivendicazioni comunitarie. Un Paese che ha fatto della “République” una religione civile appare sempre più incapace di integrare la diversità e di garantire coesione, mostrando così in forma emblematica la fragilità del modello europeo.


Alexis de Tocqueville: "Le democrazie sopravvivono solo se si rinnovano"


Questa crisi, però, non riguarda soltanto Parigi. La Germania, motore economico dell’Unione, è oggi attraversata da un malessere sociale che si manifesta tanto nella disillusione verso i partiti tradizionali quanto nella crescita dei movimenti populisti e identitari. L’intero continente si trova stretto tra sfide epocali: l’invecchiamento demografico, la pressione migratoria, le disuguaglianze crescenti, la perdita di competitività tecnologica. A queste difficoltà si aggiunge la frattura fra Nord e Sud Europa sul piano economico e finanziario, che indebolisce ulteriormente la capacità dell’Unione di agire come soggetto politico coeso.

Il punto decisivo è questo: l’Occidente può ancora rinnovarsi? Tocqueville ricordava che le democrazie sopravvivono solo se sono capaci di rigenerare i propri ideali, adattandoli al mutare delle circostanze. Senza questo sforzo, la promessa illuminista rischia di trasformarsi in un guscio vuoto, un simulacro che perde forza di fronte a sistemi politici più spietati ma più efficienti.


Carl Shmitt: In Occidente persiste lo scontro amico- nemico


Una via di rigenerazione, sebbene complessa, resta possibile. L’Europa potrebbe recuperare lo spirito del riformismo liberale, inteso non come mera difesa dello status quo, ma come capacità di tradurre i principi di libertà, eguaglianza e dignità in politiche concrete di inclusione, innovazione e sostenibilità. In questa prospettiva, l’Unione non può limitarsi a essere un mercato comune o un’unione monetaria: deve farsi soggetto politico, con istituzioni capaci di decisioni rapide, una politica estera e di difesa condivisa, un’autonomia strategica che ridia fiducia ai cittadini.

Solo così il patrimonio illuminista, l’antica storia del pensiero greco e del diritto romano, la stessa civiltà cristiana potranno evitare di ridursi a un ricordo museale e tornare a essere il nucleo vitale di una civiltà che, pur in declino, non è ancora condannata a sparire.

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