Milano a ferro e fuoco, Italia bloccata: l’altra faccia della protesta pro-Pal
Dai centri
sociali agli integralisti: l’alleanza che colpisce lavoratori e imprese
Strategia della tensione. Il conflitto sociale creato di proposito?
Dietro la facciata di una protesta politica si è però scatenata una spirale di
violenza: trasporti e scuole in tilt, porti paralizzati, e soprattutto atti di vandalismo
e squadrismo che hanno colpito cittadini, forze dell’ordine e istituzioni. A
Ferrara, il sindaco Alan Fabbri è stato minacciato da un gruppo di facinorosi,
segno di un clima intimidatorio sempre più pericoloso.
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A Milano in Stazione |
Milano, epicentro degli scontri
La situazione più grave si è registrata a Milano. Il corteo, partito da
piazzale Cadorna con 10-15 mila persone, è degenerato nei pressi della Stazione
Centrale: un gruppo di manifestanti ha cercato di forzare gli ingressi,
lanciando fumogeni e oggetti contundenti. La polizia ha dovuto intervenire con
decisione per difendere la sicurezza dei cittadini, affrontando duri tafferugli
nella Galleria delle Carrozze e in piazza Duca d’Aosta.
Vetrine di negozi e banche danneggiate, porte sfondate, barricate improvvisate:
il cuore produttivo e commerciale della città è stato colpito. Perfino le
cancellate in stile decò della stazione, patrimonio storico, sono state
devastate. La questura ha già identificato sette responsabili, ma i danni
restano ingenti.
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Gli scontri a Bari |
Estremismo ideologico e degrado
sociale
Dietro queste azioni non c’è soltanto la protesta politica. A infiltrarsi sono
stati gruppi permeati da propaganda integralista islamica e da frange
dell’estrema sinistra extraparlamentare, come il Nuovo Partito Comunista
Italiano (NPCI) e i CARC, da tempo in contatto con organizzazioni palestinesi e
circuiti di fuoriusciti italiani protetti all’estero.
Questa saldatura pericolosa, che unisce ideologia estremista, prepotenza di
frange violente legate all’immigrazione, centri sociali e delinquenti comuni
(spacciatori, teppisti, malviventi), crea una miscela che minaccia non solo
l’ordine pubblico, ma anche il lavoro e la vita quotidiana degli italiani
onesti.
Disagi in tutta Italia
Non solo Milano. A Bologna i manifestanti hanno bloccato per ore la tangenziale
e l’autostrada A14, paralizzando il traffico e causando pesanti danni
economici.
A Trieste alta tensione al porto: lancio di pietre contro le forze dell’ordine,
costrette a rispondere con scudi e idranti; diversi agenti sono rimasti feriti,
fortunatamente in modo lieve. A Marghera, nel veneziano, 10mila manifestanti
hanno cercato di bloccare i varchi portuali: anche qui scontri con la polizia.
A Torino gli attivisti di “Torino per Gaza” hanno occupato i binari tra Porta
Nuova e Lingotto, interrompendo il traffico ferroviario e penalizzando migliaia
di pendolari e lavoratori. A Napoli, invece, tra vandalismi e atti di odio
politico, sono state bruciate le foto del presidente del Consiglio Giorgia
Meloni e del premier israeliano Benjamin Netanyahu. A Roma, infine, un gruppo
ha invaso la Tangenziale Est causando blocchi e tensione anche alla Stazione
Termini.
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La protesta a Pesaro |
Il prezzo lo paga l’Italia che
lavora
Queste giornate dimostrano ancora una volta come proteste ideologiche, lontane
dalle reali difficoltà di famiglie e imprese, finiscano per danneggiare proprio
l’Italia che produce e le forze dell’ordine che ogni giorno difendono la
sicurezza collettiva. Bloccare porti, autostrade, treni significa colpire
lavoratori, aziende, trasporti essenziali e cittadini comuni.
Mentre una minoranza organizzata cerca di imporre con la violenza le proprie
idee, a rimetterci è la maggioranza silenziosa: l’Italia che lavora, studia e
costruisce il futuro.
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La devastazione in Stazione a Milano |
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