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  Riduzione fiscale: il banco di prova è la durata Dai tagli IRPEF al cuneo fiscale, il governo punta alla stabilità. Ma la sfida, avverte Giorgetti, è rendere strutturali le misure e sostenibili i conti   Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti di Gianfranco Blasi Ma davvero chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro annui lordi può definirsi “ricco”? O si può credere che una riduzione di due punti dell’IRPEF su questa fascia di reddito rappresenti un torto ai meno abbienti? C’è   chi ritiene che una società appiattita su redditi medio-bassi possa essere competitiva? E non entriamo, per ora, nel merito della cosiddetta “patrimoniale”: significherebbe tassare due volte chi, ad esempio, supera i 70.000 euro l’anno — e che già versa circa la metà di quanto guadagna o produce allo Stato. Ecco perché, nel dibattito economico italiano, assume un rilievo crescente il monito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: non basta un apparente calo delle imposte...
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  L’America che si divide: socialismo urbano e identità bianca Il nuovo sindaco democratico di New York, Mandani con la moglie Tra il sindaco socialista di New York e l’America di Trump corre una frattura che è ormai globale: quella tra città e province, tra uguaglianza e identità. È la nuova linea di conflitto dell’Occidente.   di Gianfranco Blasi Nell’America che cambia, il pendolo politico continua a oscillare fra due estremi che si sfiorano e si oppongono. Da un lato, le grandi metropoli globali — come New York — riscoprono il linguaggio del socialismo: gratuità totale di asili nido e scuole per l’infanzia, trasporti pubblici anch’essi gratuiti, un piano gigantesco per le case popolari, supermercati comunali per calmierare i prezzi dei beni di consumo. È il programma con cui il nuovo sindaco Mandani si è imposto come interprete di un bisogno di protezione sociale e di un desiderio di eguaglianza che il mercato, da solo, non riesce più a soddisfare. Il suo succe...
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  Se davvero Andrea Sempio non fosse estraneo ai fatti di Garlasco Il caso Poggi e la lunga ombra sulla giustizia italiana di Gianfranco Blasi C’è un nome, un luogo, una data che continuano a pesare come un macigno sulla coscienza del Paese: Garlasco, 13 agosto 2007 . Quel giorno Chiara Poggi fu trovata senza vita nella casa di famiglia. Da allora, quasi vent’anni dopo, il suo omicidio continua a interrogare non solo la cronaca, ma la credibilità stessa della giustizia italiana . Perché se c’è un caso che racconta la crisi del nostro sistema giudiziario, è proprio questo. Un imputato condannato dopo essere stato assolto due volte. Un altro, rimasto ai margini per anni, poi risucchiato dalle indagini come in un vortice. Procure che si contraddicono, investigatori accusati di corruzione, fascicoli riaperti e richiusi. E intorno, un mare di parole: talk show, prime serate, paginate di giornali, colpevolisti e innocentisti a contendersi l’ultima verità. Ma la verità, quel...
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  Dal sogno di Berlusconi alla riforma Nordio: la giustizia cambia davvero Dal ricordo umano di un leader al coraggio di una riforma attesa da decenni: la giustizia italiana torna a interrogarsi su se stessa, tra sogno, memoria e necessità di cambiamento. di Gianfranco Blasi Con Silvio Berlusconi, al di là degli incontri ufficiali, ebbi modo di parlare una sola volta di giustizia, in un breve ma intenso colloquio personale. Era il 2004. Non entrerò nel merito delle ragioni di quell’incontro, che appartengono ad altra sfera; resterò sul piano politico, perché – comunque la si pensi – per lui quella della giustizia era “la questione delle questioni” per l’Italia. Silvio Berlusconi. Ha sempre creduto nella necessità di riformare la giustizia Berlusconi era convinto che, già da almeno un decennio prima del suo primo governo, e in modo più evidente dal novembre 1994, qualcosa si fosse incrinato in modo irreversibile nei rapporti tra i poteri dello Stato. Riteneva che forze inter...
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  Il no che frena il Sud: la Corte dei Conti blocca (per ora) il Ponte sullo Stretto Le sinistre italiane contro lo sviluppo del Mezzogiorno. Non di sola assistenza deve vivere il Sud di Gianfranco Blasi Sono stato per quasi un decennio, fra il 2000 e il 2008, responsabile del Dipartimento Mezzogiorno di Forza Italia. In quegli anni mi battevo per una vera politica di sviluppo del Sud, difendendo i governi Berlusconi dalle accuse — ricorrenti a sinistra — di essere “sbilanciati sul Nord”. Si evocavano i “grandi padri del meridionalismo”, si facevano conti e paragoni fra risorse assegnate e risorse “risalite” verso il Centro-Nord. Ogni volta bisognava spiegare, correggere, difendere. Oggi resto basito nel vedere gli stessi ambienti politici esultare per la decisione della Corte dei Conti di bloccare, almeno temporaneamente, il Ponte sullo Stretto di Messina. Un colpo al cuore dello sviluppo La Corte non ha concesso il visto di legittimità alla delibera Cipess sull’oper...