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  Elly Schlein con Landini e D’Alema: la scelta politica dietro la fotografia Landini e Schlein alla manifestazione di Italianieuropei di Massimo D'Alema Altro che coincidenza: accanto al capo della Cgil e al grande ex della sinistra, la segretaria indica i suoi nuovi riferimenti. E manda al Pd un messaggio chiarissimo: la linea non cambia. di Gianfranco Blasi Guardatela bene, questa foto: Elly Schlein accanto a Maurizio Landini e Massimo D’Alema. Un’immagine che, più che un’occasione mondana, sembra un piccolo manifesto politico. Perché i protagonisti lì ritratti non sono figure qualsiasi della sinistra italiana: incarnano due linee, due culture e due “anime” che nel Pd di oggi stanno tornando prepotentemente a dettare l’agenda. Il primo è Maurizio Landini, il segretario della Cgil. Un leader che negli ultimi anni ha interpretato il ruolo del sindacato in modo diverso da come eravamo abituati. Non più la stagione della “cinghia di trasmissione” tra partito e rappresentanza s...
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  L’educazione sentimentale non si insegna Una scena di Parthenope, il delicato e intenso film di Sorrentino su Napoli e le donne I sentimenti si imparano vivendo, leggendo, amando, perdendo. Tutto il resto è pedagogia senz’anima. di Gianfranco Blasi Non credo sia la strada migliore ridurre l’educazione sentimentale — la spontaneità dell’amore, la fisicità dei sentimenti, il misterioso legame tra due persone — a una materia d’insegnamento. Amo lo studio, la conoscenza, la disciplina intellettuale: non c’è ambito dello scibile umano che non susciti la mia curiosità. Eppure l’educazione sentimentale appartiene a un’altra sfera, più segreta e indomabile: quella dei meccanismi dell’anima. Essa si forma nel tempo, nella trama invisibile che intreccia la vita, la letteratura, la musica, il cinema, la poesia, il bel canto, e persino la scuola — ma solo quando quest’ultima non pretende di imbrigliare la libertà del sentire. Flaubert lo sapeva bene quando, nel suo romanzo L’éducat...
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  Riduzione fiscale: il banco di prova è la durata Dai tagli IRPEF al cuneo fiscale, il governo punta alla stabilità. Ma la sfida, avverte Giorgetti, è rendere strutturali le misure e sostenibili i conti   Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti di Gianfranco Blasi Ma davvero chi guadagna tra i 28.000 e i 50.000 euro annui lordi può definirsi “ricco”? O si può credere che una riduzione di due punti dell’IRPEF su questa fascia di reddito rappresenti un torto ai meno abbienti? C’è   chi ritiene che una società appiattita su redditi medio-bassi possa essere competitiva? E non entriamo, per ora, nel merito della cosiddetta “patrimoniale”: significherebbe tassare due volte chi, ad esempio, supera i 70.000 euro l’anno — e che già versa circa la metà di quanto guadagna o produce allo Stato. Ecco perché, nel dibattito economico italiano, assume un rilievo crescente il monito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: non basta un apparente calo delle imposte...
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  L’America che si divide: socialismo urbano e identità bianca Il nuovo sindaco democratico di New York, Mandani con la moglie Tra il sindaco socialista di New York e l’America di Trump corre una frattura che è ormai globale: quella tra città e province, tra uguaglianza e identità. È la nuova linea di conflitto dell’Occidente.   di Gianfranco Blasi Nell’America che cambia, il pendolo politico continua a oscillare fra due estremi che si sfiorano e si oppongono. Da un lato, le grandi metropoli globali — come New York — riscoprono il linguaggio del socialismo: gratuità totale di asili nido e scuole per l’infanzia, trasporti pubblici anch’essi gratuiti, un piano gigantesco per le case popolari, supermercati comunali per calmierare i prezzi dei beni di consumo. È il programma con cui il nuovo sindaco Mandani si è imposto come interprete di un bisogno di protezione sociale e di un desiderio di eguaglianza che il mercato, da solo, non riesce più a soddisfare. Il suo succe...
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  Se davvero Andrea Sempio non fosse estraneo ai fatti di Garlasco Il caso Poggi e la lunga ombra sulla giustizia italiana di Gianfranco Blasi C’è un nome, un luogo, una data che continuano a pesare come un macigno sulla coscienza del Paese: Garlasco, 13 agosto 2007 . Quel giorno Chiara Poggi fu trovata senza vita nella casa di famiglia. Da allora, quasi vent’anni dopo, il suo omicidio continua a interrogare non solo la cronaca, ma la credibilità stessa della giustizia italiana . Perché se c’è un caso che racconta la crisi del nostro sistema giudiziario, è proprio questo. Un imputato condannato dopo essere stato assolto due volte. Un altro, rimasto ai margini per anni, poi risucchiato dalle indagini come in un vortice. Procure che si contraddicono, investigatori accusati di corruzione, fascicoli riaperti e richiusi. E intorno, un mare di parole: talk show, prime serate, paginate di giornali, colpevolisti e innocentisti a contendersi l’ultima verità. Ma la verità, quel...